Fruttosio e diabete

fruttosio ed alimenti

Il fruttosio è stato uno zucchero inizialmente ben visto per i diabetici e per chi presentava problemi con la glicemia ed il metabolismo degli zuccheri. Questo era dato dal fatto che il fruttosio ha un indice glicemico basso (19-23) e pertanto una sua assunzione non altera la glicemia.

Chi soffre di diabete ha difficoltà nello stabilizzare la sua glicemia, questo per via di un’alterata risposta all’insulina (possiamo avere una minor secrezione, una risposta recettoriale ridotta, un mix tra i due ed ancora altri fattori). L’assunzione del fruttosio era così inizialmente ben vista per i diabetici. Ma le cose sono ancora realmente così?

  • Conclusioni sul fruttosio e il diabete

Fruttosio, diabete sono compatibili?

Il fruttosio non altera la glicemia perchè si ferma nel fegato. Questo zucchero ha un potere di glicazione 7 volte superiore al glucosio, questo vuol dire che il fruttosio si lega molto più facilmente alle proteine, portando ad alterarne la funzione. L’organismo pertanto per evitare che vada in giro, lo ferma al fegato dove viene metabolizzato.

Pazienti diabetici hanno un’alterato metabolismo glucidico ed hanno difficoltà nel gestire i carboidrati. Il fruttosio peggiora la situazione aumentando l’insulino resistenza. Questo perchè spesso soggetti diabetici o con la sindrome metabolica hanno un metabolismo epatico alterato e spesso hanno il fegato grasso. Il fruttosio, se non stiamo seguendo una dieta ipocalorica, rischia di sovraccaricare il metabolismo glucidico epatico e di trasformarsi in acidi grassi.

fruttosio e fegato grasso

  • Si è visto che l’ingestione, in soggetti prediabetici, di 40-60g di fruttosio, oltre a quello contenuto nella frutta, altera in negativo il metabolismo glucidico, aumenta il fegato grasso, aumenta l’ipertensione, la sindrome metabolica e la resistenza insulinica e l’ipertrigliceridemia. La stessa cosa non avviene se i soggetti assumono lo stesso quantitativo in amido.

Contrariamente a quanto si pensa l’amido (pasta e cereali in generale), migliorano, in una dieta bilanciata, la nostra affinità col glucosio. Per questo nelle linee guida per i diabetici c’è sempre un buon quantitativo di carboidrati (che teoricamente potrebbe essere un paradosso, visto che la glicemia è alta). Se in una dieta ipocalorica mangiamo il giusto quantitativo di carboidrati, il nostro corpo impara correttamente a metabolizzarli, purtroppo questo non funziona col fruttosio.

Fruttosio aggiunto come dolcificante e diabete non sono compatibili, soprattutto se non seguiamo un regime calorico ben definito!

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Fruttosio fa male ai diabetici?

fruttosio e diabete

Purtroppo il fruttosio fa male ai diabetici, ma non solo, quando in eccesso. Se il fruttosio che assumiamo viene dalla frutta e verdura non ci sono problemi (perchè il suo contenuto è limitato), non va bene quando arriva dallo sciroppo di mais o lo sciroppo di fruttosio. Avendo un potere dolcificante doppio rispetto al glucosio, il fruttosio è spesso utilizzato dall’industria alimentare. Purtroppo non stimolando l’insulina il fruttosio non aiuta il senso di sazietà, per cui è facile mangiare dolci e ritrovarsi ancora ad avere appetito.

Nei diabetici pertanto il fruttosio dovrebbe essere assunto soltanto tramite alimenti naturali come frutta e verdura ed andrebbe assolutamente limitato nelle bevande zuccherate, nei dolci e nei prodotti industriali.

Intolleranza al fruttosio e diabete

Per prima cosa bisogna identificare cosa intendiamo per intolleranza al fruttosio. Clinicamente parliamo di una malattia che colpisce 1/20.000 della popolazione e si presenta fin dalla nascita, portando ad ipoglicemia, acidosi e chetosi. Le persone vengono trattate escludendo qualsiasi fonte di fruttosio dalla dieta ed in questo caso il diabete non centra niente.

Diverso invece è il caso di ridotta tolleranza al fruttosio, caso in cui la persona fatica a digerire lo zucchero ed abbiamo un malassorbimento che porta a fermentazione, flatulenza e problemi intestinali. Non è ancora chiaro se soggetti diabetici possano soffrire in una % più elevata di ridotta tolleranza al fruttosio mentre è conclamata quella al glucosio.

Fruttosio e glicemia con il diabete

Il fruttosio non alterando la glicemia è indicato nel diabete quando viene da frutta e verdura, oppure quando si segue un regime ipocalorico o sotto controllo. I danni dello zucchero sul fegato grasso e l’insulino resistenza, si hanno quando lo aggiungiamo ai vari prodotti e seguiamo una dieta non controllata facilmente ipercalorica.

La glicemia pur non essendo influenzata dal fruttosio risente degli eccessi calorici, quindi attenzione ad utilizzare lo zucchero come dolcificante o sotto forma di sciroppo di fruttosio, agave o mais.

Frutta e diabete: come risolvere il problema?

La frutta nel diabete non è un problema. Pur contenendo zuccheri e fruttosio il suo quantitativo calorico e zuccherino è basso in rapportato al peso. La frutta è considerata un alimento a bassa densità energetica ed andrebbe limitata soltanto nella forma di frutta secca.

Si consiglia, soprattuto per i diabetici, di mangiare la frutta sempre con la buccia, perchè le fibre alimentari, oltre ad aumentare il senso di sazietà, riducono la risposta glicemica e abbassano il contenuto di glucosio degli alimenti (grazie all’effetto delle fibre solubili).

Qual è il miglior dolcificante per diabetici?

Spesso la persona diabetica si chiede quale dolcificante dovrebbe usare? Il primo consiglio è quello di abituare il palato ad usarne sempre meno, ma dovendo scegliere i dolcificanti artificiali non alterano la glicemia (anche se influenzano in negativo il microbiota intestinale) e si possono consumare con moderazione.

La stevia è forse il dolcificante migliore anche se il suo gusto, quando è pura non è molto gradevole.

I polialcoli (mannitolo, sorbitolo, maltitolo) alterano meno la glicemia, hanno però delle calorie ed un potere dolcificante inferiore. Se si esagera hanno un effetto lassativo.

Infine possiamo utilizzare al posto dello zucchero, per i diabetici, un dolcificante naturale scegliendo tra il miele, sciroppo d’agave o di acero e lo zucchero di canna, ma teniamo sempre presente che si tratta di zuccheri aggiunti quasi al pari del fruttosio e dello zucchero bianco da cucina.

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Gamal Soliman

Professore di dietetica e scienza dalla nutrizione presso l'istituto di osteopatia Soma e nutrizione bariatrica presso l'ospedale Fornaroli di Magenta. Biologo nutrizionista e certificato ISSN. Maggiori informazioni

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