Fitoestrogeni: a cosa servono, alimenti, controindicazioni

integratore fitoestrogeni

I fitoestrogeni sono fattori nutrizionali non essenziali per l’uomo e naturalmente presenti in vari cibi di origine vegetale.

Largamente utilizzati come integratori per migliorare lo stato di salute (soprattutto metabolica) e/o per contrastare alcuni sintomi specifici, in alcuni contesti, i fitoestrogeni possono “teoricamente” rivelarsi utili.

Come spesso avviene tuttavia, la pratica clinica offre risultati un po’ diversi rispetto alle ipotesi primitive e, soprattutto, da contestualizzare opportunamente.

In questo breve articolo spiegheremo più dettagliatamente a cosa servono, in quali alimenti si possono trovare naturalmente, le controindicazioni e i possibili effetti collaterali.

Cosa sono i fitoestrogeni?

I fitoestrogeni sono metaboliti secondari di origine vegetale con struttura non steroidea.

Come suggerisce il nome tuttavia, i “fito-estrogeni” sono comunque dotati di azione simil-estrogenica – mostrano cioè una (blanda) capacità di interagire con i recettori degli estrogeni (ormoni sessuali femminili di natura steroidea) distribuiti nell’organismo umano, oppure di modulare l’azione degli già circolanti.

Possono essere divisi in due filoni essenziali; quello degli isoflavoni (ad es. genisteina e daidzeina, i più importanti dal punto di vista nutrizionale) e quello dei lignani – qualcuno differenzia anche i cumestani e i lattoni.

A cosa servono i fitoestrogeni?

fitoestrogeni a cosa servono

L’interesse della comunità scientifica verso i fitoestrogeni è principalmente rivolto ai potenziali effetti benefici degli isoflavoni su:

  • Insulino-resistenza;
  • Alterazioni legate alla Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS);
  • Sintomi della menopausa.

Fitoestrogeni e insulino-resistenza

I benefici teoricamente apportati dal supplemento nutrizionale con isoflavoni sul controllo glicemico sarebbero, almeno in parte, spiegati dalla loro capacità migliorativa sull’attività delle cellule beta-pancreatiche; questa avviene:

  • tramite una maggior proliferazione;
  • attraverso l’inibizione dell’apoptosi.

Lato pratico d’altro canto, come vedremo in seguito, gli esiti delle sperimentali sono deludenti.

Fitoestrogeni e Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS)

Vista l’eziopatogenesi e la sintomatologia di questa sindrome, i fitoestrogeni (isoflavoni) hanno sempre generato interesse nel trattamento della Sindrome dell’Ovaio Policistico.

In effetti, il supplemento di genisteina nelle donne colpite da PCOS migliora il profilo lipemico, soprattutto a carico del colesterolo LDL e dei trigliceridi.

I risultati sulla riduzione dei livelli di LH, deidroepiandrostrone solfato (DHEAS) e testosterone, invece, sono incoerenti tra i vari studi.

Sul controllo glicemico non si è ottenuto alcun effetto degno di nota.

Fitoestrogeni e menopausa

Il supplemento di isoflavoni è utilizzato anche nel trattamento dei sintomi legati alla sindrome climaterica (ingresso in menopausa).

Gli isoflavoni hanno un’attività estrogenico-simile e, pertanto, possono contribuire a “compensare” parzialmente il declino dell’asse steroideo sessuale femminile.

Il loro effetto tuttavia, è da cento a mille volte inferiore a quello degli estrogeni; pertanto, il loro impatto non è sempre rilevante o misurabile.

Fitoestrogeni per migliorare la cognizione

I fitoestrogeni isoflavoni sono in grado di interagire con i recettori degli estrogeni collocati a livello cerebrale, migliorando la funzione cognitiva.

Sono maggiormente coinvolte: l’area dell’ippocampo, importante nella funzione di memoria, e l’area della corteccia prefrontale, dove si verifica una maggiore capacità di ragionamento.

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Controindicazioni dei fitoestrogeni

In tutti gli studi eseguiti sull’uomo non sono stati segnalati effetti avversi gravi o problemi di sicurezza – nemmeno in quelli con dosaggi superiori a 100 mg / die.

In generale, sulla base delle prove attualmente disponibili, gli integratori di fitoestrogeni possono essere considerati supplementi sicuri, con tassi moderati di effetti collaterali gastrointestinali.

In passato, si era ipotizzato che l’azione estrogeno-simile potesse in qualche modo alterare il ciclo ormonale fisiologico e/o esercitare un effetto promuovente su alcune forme di displasia o neoplasia.

Dati alla mano, i tassi di sanguinamento vaginale, iperplasia endometriale, cancro dell’endometrio e cancro al seno non sembrano aumentare tra le utilizzatrici di fitoestrogeni negli studi osservati.

[Side Effects of Phytoestrogens: A Meta-analysis of Randomized Trials – Clemens B. Tempfer, MD Georg Froese, MD Georg Heinze, PhD Eva-Katrin Bentz, MD Lukas A. Hefler, MD Johannes C. Huber, MD, PhD]

Quali sono gli alimenti ricchi di fitoestrogeni?

fitoestrogeni integratore

Gli alimenti più ricchi di fitoestrogeni sono quelli di origine vegetale.

Le leguminose in particolare – soprattutto la soia – apportano livelli considerevoli di isoflavoni. Anche se in quantità minore, molti tipi di frutta, verdure, cereali integrali e prodotti erboristici (soprattutto il trifoglio rosso) apportano livelli misurabili di fitoestrogeni.

Alimenti lavorati come tempeh, tofu e proteine di soia contengo buoni livelli di isoflavoni.

Nota: il contenuto in isoflavoni della soia può variare notevolmente in base alla provenienza della cultivar.

Integratori di fitoestrogeni: come assumerli?

La tipologia di supplemento in fitosteroli più studiata è quella a base di isoflavone genisteina.

Il dosaggio analizzato nelle ricerche, capace di migliorare la lipemia ma non il profilo ormonale riproduttivo (risultati contrastanti) e nemmeno la sensibilità insulinica, è di 36 mg / die, anche in 2 somministrazioni da 18 mg l’una.

Per il preservamento della funzione cognitiva è stato testato con dosaggi che hanno superato i 100 mg / die, per periodi anche superiori a 6 mesi.

Il dosaggio consigliato di isoflavoni della soia equivale a 100-160 mg / die, con o senza cibo, in una o più somministrazioni.

Integrare i fitoestrogeni serve veramente?

Anche se, a livello teorico, gli estratti ricchi di fitoestrogeni potrebbero rappresentare una soluzione “alternativa” (o complementare) per il trattamento delle condizioni legate alla sindrome metabolica:

  • non ci sono evidenze a sostegno di reali miglioramenti nella regolazione glicemica con l’integrazione di isoflavoni della soia;
  • si osservano alcuni miglioramenti del profilo lipidico (colesterolo LDL e trigliceridi);
  • non ci sono risultati congruenti su potenziali effetti benefici riferiti al profilo ormonale riproduttivo (LH, DHEAS e testosterone).

Sia Kamel, sia un trial randomizzato che ha analizzato la somministrazione di genisteina per 3 mesi su 146 soggetti con PCOS, rispetto al placebo, ha concluso che potrebbe essere uno strumento utile per la terapia nutrizionale dei pazienti con PCOS, grazie agli effetti benefici sui livelli ormonali riproduttivi e al miglioramento del profilo lipidico.

Pur tuttavia, uno studio simile di Romualdi et al. nei soggetti con PCOS ha osservato un esclusivo cambiamento sul profilo lipidico; mentre nessuna variazione positiva si è notata sull’ambiente ormonale e sul metabolismo glucidico.

I supplementi di fitoestrogeni, in particolare dell’isoflavone genisteina, potrebbero contribuire a ridurre il rischio cardiovascolare nelle donne affette da Sindrome dell’Ovaio Policistico.

Ad oggi non ci sono studi di lunga durata, fondamentali per valutare accuratamente gli effetti degli isoflavoni sulle alterazioni ormonali nelle donne con PCOS.

I risultati sperimentali sulla funzione cognitiva sono stati osservati sui modelli murini sani, nei quali si è notato un miglioramento dei problemi di memoria legati all’invecchiamento e ai farmaci.

Nell’essere umano (prevalentemente donne in menopausa) i test hanno portato a modesti miglioramenti, tendenzialmente più elevati nei soggetti giovani, con alti dosaggi e durata del trattamento inferiore a 6 mesi. Si è osservato che l’assunzione continuata potrebbe non portare a benefici coerenti nel lungo termine.

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