What’s Biomeccanica?

Non è semplice essere esperti di Biomeccanica

Il termine Biomeccanica è quanto di più stra-abusato ci possa essere nel campo delle scienze che riguardano il movimento perché è very cool potersi definire “esperti di biomeccanica” e il marketing che c’è dietro questo termine è immenso.

Come ingegnere, devo dire che rimango molto spesso stupito e qualche volta anche irritato nel constatare quante… “imprecisioni” sento dai classici debunker denoartri, proprio su quelli che dovrebbero essere i concetti di base. Inutile, però, fare quello che per sembrare lui esperto deve sparare a zero sugli altri: avete voluto la Biomeccanica? E ora ve la beccate!

La sezione di Biomeccanica del mio spazio virtuale sarà il luogo delle mie scorribande su tutto quello che riguarda la Biomeccanica del Resistance Training. Molti negli anni mi hanno chiesto, dato che (con mio sempre grande stupore) mi reputano un “esperto”, di trattare ad esempio la biomeccanica della bici o quella della ginnastica: attenzione, la biomeccanica è sì qualcosa di generale ma diventa anche velocemente molto specifica! Per scelta e stile, io parlo solo quello di cui ho una esperienza pratica perché è questa che mi permette di osservare il “fenomeno di interesse” nella maniera appropriata e quando ho provato con bici e ginnastica ho detto immancabilmente delle grosse fesserie.

Come sempre, ad ognuno il suo. Ma adesso, veniamo a noi:

  • “È biomeccanicamente errato”
  • “È biomeccanicamente corretto”
  • “La Biomeccanica ci dice che…”
  • “Non dovete avere un approccio biomeccanico”
  • “Dovete avere un approccio biomeccanico”
  • “Tu vuoi relegare il corpo umano, una macchina definibile da meri calcoli!”

Queste frasi sono un esempio di “terrore tecnologico”, il timore di colui che si trova schiacciato da conoscenze che non riesce a gestire, subendole passivamente. Quando può, invece, attacca, denigrando, sminuendo, criticando in maniera aggressiva. Un po’ come “l’ha detto il professorone” perciò qualsiasi cosa diventa vera a prescindere, oppure “eh tutti professoroni qua” come a dire tanti discorsi per darsi un tono ma poi nella pratica tutta roba che non serve a niente.

Cosa è la biomeccanica

Perciò, per prima cosa: cos’è questa (beep) di Biomeccanica? Wikipedia ci aiuta: “la Biomeccanica è l’applicazione della Meccanica agli organismi viventi/biologici, perciò la Biomeccanica analizza il comportamento delle strutture. fisiologiche quando sono sottoposte a sollecitazioni statiche o dinamiche”.

In altre parole, la Biomeccanica è la Fisica, la Meccanica applicata a un organismo vivente. Di fatto, è la scienza che spiega come interagiamo con il mondo. È una scienza complessa ma allo stesso tempo molto pratica. Il problema è che è necessità di una serie di conoscenze che non sono semplici.

La Biomeccanica spiega come interagisci con l'ambiente, il "mondo" tramite una molteplicità di scienze come l'Anatomia, la Fisiologia e la Fisica
Il corpo umano è fatto per interagire con il mondo e nel disegno potete vedere che è la Biomeccanica che “spiega il mondo”, come interagiamo con il mondo. Questa è una scienza, se si vuole, bastarda perché è un insieme di nozioni di Anatomia, come è fatto il corpo, di Fisiologia, come funziona il corpo, e di Fisica, le interazioni del corpo umano con l’ambiente che ci circonda.
Se tu sei un laureato in Scienze Motorie, queste fanno parte delle scienze di tipo umanistico come sono le scienze mediche: sarai ferrato in Anatomia e in Fisiologia, molto meno in Fisica.
Se tu hai una laurea più “tecnica”, più “ingegneristica” sicuramente potrai avere delle nozioni di Anatomia di base, ma Anatomia e Fisiologia sarà la tua parte comunque mancante: non pensare che le tue conoscenze di Fisica e Matematica possano sopperire il resto.

Modelli… sbagliati

Il primo passo per comprendere il mondo che ci circonda è costruirne un “modello”, ma… cos’è un modello?
Un modello è una rappresentazione semplificata della parte di mondo reale di interesse, eliminando i particolari non rilevanti per il livello di spiegazione richiesto. Ho detto delle cose che sembrano apparentemente criptiche, in realtà il concetto è molto più semplice, ma lo affronteremo in un prossimo articolo.
Un curl con manubrio per i bicipiti, che è "come una leva"...
Quando tu fai un curl per bicipiti con un manubrio il tuo avambraccio (della mano che tiene il manubrio, lo preciso solo questa volta, poi basta) ruota intorno al tuo gomito ed è, appunto, modellato come una leva. Affronteremo in altri articoli cosa sono le leve ma di sicuro hai una idea di cosa siano.
Il problema è che il curl te lo presentano, oppure tu stesso lo tratti, sempre con l’avambraccio parallelo al terreno, con la forza peso del carico che punta verso il basso e la forza muscolare del bicipite brachiale verso l’alto: questa è sì una leva, ma poi il braccio si muove, il muscolo si inclina e non “tira” più solo verso l’alto, che succede allora?
E poi, qui c’è solo un muscolo ma nella realtà ce ne sono ben 3: bicipite brachiale, brachiale, brachioradiale. E il polso? E tutti gli altri muscoli che tengono la mano? Insomma, per trattare il curl è plausibile pensare che tu debba semplificare qualcosa, ma non è che così è davvero troppo semplice?
Il lavoro è la forza per lo spostamento... o no?
Sentirai spesso che “il lavoro è la forza per lo spostamento”. E questo è vero, poi però questa affermazione serve per giustificare che la panca inclinata “sia meglio” di quella piana perché il bilanciere si muove per un tratto maggiore rispetto all’altra e così “si fa più lavoro, è Fisica, no?”
Ma è così oppure no? Per prima cosa, un semplice quanto crudele esperimento: mettiti 375 kg sulle spalle e stai fermo in posizione di squat parallelo, come nel disegno: dato che lo spostamento è zero, sei lì fermo, il lavoro è zero, no? Ma non è così, penso che concorderai dato che stai facendo una fatica mostruosa!
Il problema è chi compie questo lavoro: nel caso della forza dovuta al carico sul bilanciere, effettivamente il suo lavoro è nullo perché questa non genera alcuno spostamento, ma tu lo fai un lavoro, proprio per compensare la forza del bilanciere che ti trascinerebbe a terra! In altre parole, il lavoro meccanico della forza dovuta al carico è zero perché tu fai un lavoro metabolico per compensarla, e quel lavoro non è zero anche se lo spostamento è zero!
Perciò se ti concentri sulla cosa sbagliata, il lavoro della forza dovuta al carico tralasciando quello che fai tu, stai semplificando troppo e rischi di dire, o sentire, delle fesserie.

I modelli sono una bella cosa, ma… attenzione.

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Paolo Evangelista

Laureato in Ingegneria e Scienze Motorie. Autore del libro "DCSS - PowerMechanics For Power Lifting", riferimento in Italia per la biomeccanica degli esercizi in palestra. E' stato professore a contratto per l'università di Scienze Motorie di Milano ed è professore a contratto per l'università degli studi del Molise. Maggiori informazioni