L’arte dell’allenamento

Milo di Crotone solleva un toro sempre più pesante

Il tema “allenamento” mette soggezione e timore: l’argomento è immenso nello spazio e millenario nel tempo, tanto che sono molteplici le definizioni come gli ambiti di applicazione di questo termine. Non posso che circostanziare il termine per permettere di affrontare quello che mi interessa: l’allenamento in palestra.
Mettiamola così: l’Uomo ha sempre cercato di spingersi ai suoi limiti, in tutto. In questo intento non si è mai mosso casualmente, se non nelle primissime fasi dell’approccio al problema, poi la sua coscienza da cui deriva la sua determinazione ha sempre indirizzato i suoi sforzi in maniera organizzata sull’obbiettivo. Questi sforzi, nella sua interezza, rappresentano ciò che chiamiamo “allenamento”.

L’allenamento esiste da sempre

Qua sotto una citazione dell’Enchiridion di Epitetto e risale al 101 a.C. dove si legge che per “vincere ad Olimpia […] è necessario conformarsi alle regole” e “devi dare te stesso in mano all’allenatore come ad un medico”. Ora, le prime Olimpiadi sono datate 776 a.C. cioè 2.700 anni fa ma già gli antichi egizi praticavano varie forme di sport: possiamo dire che è da 5.000 anni che si conoscono i concetti di atleta, allenatore e allenamento.

Vincere ad Olimpia secondo Epitetto

Cosa posso aggiungere io rispetto a questo passato millenario con una mole biblica di informazioni? Sinceramente… nulla. Leggerai ciò che è noto da anni, spesso da decenni. Quello che cambia è la personalizzazione che ogni autore dà, e così anche io, delle “solite” informazioni: leggerai la mia (la nostra perché condivisa con Massimo Brunaccioni e tutto Project Invictus) visione sui “pesi” e sulla “palestra” e tu dovrai valutare se sia valida o meno, se ti fornirà “info” utili o sentite da una vita, se rivoluzionerà il tuo modo di allenarti o se avrai della carta per accendere il fuoco o anche igienica.

La scienza dell’allenamento

“Arte” nel dizionario viene definita come “l’espressione o l’applicazione dell’abilità creativa e dell’immaginazione degli esseri umani, generalmente in forme visive come la pittura o la scultura, nella produzione di opere principalmente apprezzate per la loro bellezza o forza emotiva”.

Possiamo dire che l’allenamento sia una forma d’arte perché la creatività e l’immaginazione dell’Uomo lo fa andare oltre i limiti del suo corpo e la visione di questo effetto ha sicuramente una forza emotiva ma anche una sua bellezza, basti pensare al volteggio altissimo di un trapezista o allo scoccare di una freccia che colpisce un bersaglio lontano da parte di un arciere.

L’allenamento è, così, un’arte. Ma è anche una scienza, da circa 100 anni con l’ingresso della Fisiologia (come funziona il corpo umano) nel campo del movimento e del conseguente metodo scientifico con l’osservazione, la formulazione di ipotesi e il conseguente esperimento con misurazioni per determinare se l’ipotesi sia vera o meno.

Non devi pensare che questa “scienza” limiti l’allenamento, lo castri letteralmente ingabbiandolo in regole rigide: è proprio l’analisi scientifica dell’allenamento che permette di capire quanto sia complesso, dato che agisce sull’entità più complessa che abbiamo in Natura, cioè l’Uomo che è la più potente macchina mai vista sul pianeta Terra, sopravvissuta per milioni di anni a se stessa: il corpo umano. È plausibile dire che questa macchina sia un tantino complicata…

Hai mai sentito il mantra “siamo tutti diversi?” Ecco, non è vero: siamo tutti uguali: siamo tutti vertebrati, condividiamo gli stessi ormoni e la stessa tipologia di cellule muscolari, tutti abbiamo un cuore che pompa ossigeno e così via. Per questo motivo deve esistere qualcosa di universale che permette di condizionare il nostro corpo ad ottenere quello che vogliamo, ma anche qui il problema è che siamo tutti diversi nel valore dei parametri in gioco: vertebre più o meno spesse o larghe, livelli ormonali differenti, diversi quantitativi di cellule muscolari, diverse dimensioni e caratteristiche elettriche e meccaniche del cuore e così via. La variazione dei valori dei parametri crea configurazioni talmente eterogenee che gli esseri viventi sembrano tutti diversi.

È proprio la scienza dell’allenamento che ci permette di capire che la moltitudine di parametri in gioco lascia spazio per tantissimi approcci per ottenere il risultato voluto, tanto da sembrare anche in conflitto fra loro: è qui che la creatività e l’immaginazione nel creare configurazioni di questi parametri possono avere libero sfogo!
Per questo motivo è la scienza dell’allenamento che lo consacra, definitivamente, ad arte.

Allenamento, l’arte della progressione degli stimoli

La novità sorprendente è che oggi possiamo affermare con sicurezza che conosciamo gli elementi, i parametri, i concetti che determinano o meno l’efficacia dell’allenamento: esistono “cose che funzionano” che si basano su regole valide per tutti, di fatto universali e, anche qui sorprendentemente, estremamente semplici nella loro essenza. Attento, questo non significa che siano talmente semplicistiche da poter avere un foglietto con i migliori trucchi per ottenere quello che vuoi, entrando in palestra per picchiare duro semplicemente eseguendo degli ordini.

La sintesi estrema dell’arte dell’allenamento è forzare dei cambiamenti del corpo ben precisi tramite la somministrazione di stimoli adatti progressivamente crescenti. In questa frase c’è tutto:

  • Si vuole un cambiamento ben preciso, ad esempio l’incremento di massa e/o di forza muscolare.
  • È necessario forzare il corpo a cambiare, perché ogni organismo di per se non ha alcun interesse a farlo se è in equilibrio con l’ambiente in cui si trova. L’allenamento è, pertanto, una forzatura a rompere questo equilibrio
  • Sono necessari degli stimoli adatti, specifici: per mettere su massa muscolare sappiamo che non serve correre 10 km al giorno, per migliorare la capacità di pompa cardiaca non è necessario fare panca tutti i giorni.
  • È necessaria una progressione di questi stimoli, è questo che permette all’allenamento di far ottenere risultati. Se non c’è una progressione, non ci può essere il cambiamento nella direzione voluta, ma poiché una progressione è sempre in un certo intervallo di tempo, questo implica la necessità di una organizzazione degli stimoli e così una organizzazione del lavoro nel tempo.

L’ultimo punto è praticamente ignoto in palestra ma è la chiave del tutto. Come vedrai, la scienza dell’allenamento stabilisce questa necessità, rendendola legge universale, l’arte dell’allenamento declina questa necessità in infiniti modi di cui molti equivalenti, alcuni migliori, altri peggiori, altri ancora inutili o controproducenti o funzionanti solo con il doping.

Milo di Crotone solleva un toro che cresce, diventando sempre più forte

Nella figura qua sopra e in quella di apertura la sintesi estrema del concetto di progressione degli stimoli con il primo schema di allenamento della Storia: Milo di Crotone (*) che solleva un vitellino che, nel tempo, diventa un toro. Di fatto, un allenamento di forza dove viene cambiato un parametro: il peso del toro. Milo diventò sempre più forte, letteralmente crescendo con l’animale, perché sottopose il suo corpo ad una progressione graduale di stimoli sufficientemente simili fra loro ma comunque crescenti tanto da necessitare un cambiamento del corpo stesso di Milo.

Questo schema funziona, e anche bene. Puoi pensare che allora tutta questa scienza… a che serve se Milo millenni fa sapeva già come allenarsi? Il punto è che questo schema funziona ma non per sempre: è possibile arrivare a sollevare un toro ma non è possibile sollevare un tirannosauro, anche partendo da quando è cucciolo perchè alla fine il suo peso diventerebbe così eccessivo da diventare uno stimolo insostenibile… Perché? Ma poi, ci sono schemi migliori? È qui che la scienza, con il suo approccio sperimentale e con le sue misurazioni, permette all’arte di avere delle informazioni altrimenti precluse.

Ma, principalmente, è la scienza dell’allenamento che ci ha permesso di estendere a tutti la sua grandiosa intuizione: per ottenere risultati in allenamento è necessaria una progressione di “qualcosa”, se non c’è nessun allenamento potrà mai funzionare nel tempo.

Non esiste, pertanto, alcuna contrapposizione: la scienza dell’allenamento sancisce la necessità di una progressione, l’arte dell’allenamento permetterà di crearla in infiniti modi.

Lo so che così sembro uno Yoda rincoglionito, nei prossimi articoli troverai tantissime idee pratiche.

(*) ok, un rifacimento liberamente interpretato della leggenda, Milo non era un bambino quando iniziò a sollevare il vitellino ma oramai avevo creato gli omini così…
Dalla regia mi dicono che qualcuno si è lamentato che i tori non sono realistici ma davvero non riesco a capire cosa c’è che non va…

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Paolo Evangelista

Laureato in Ingegneria e Scienze Motorie. Autore del libro "DCSS - PowerMechanics For Power Lifting", riferimento in Italia per la biomeccanica degli esercizi in palestra. E' stato professore a contratto per l'università di Scienze Motorie di Milano ed è professore a contratto per l'università degli studi del Molise. Maggiori informazioni