Fidati, che ci capisco di tecnica!

I risultati sono sempre rappresentata da una curva a campana, anche per quanto riguarda la tecnica

La “tecnica esecutiva degli esercizi in palestra”, d’ora in poi semplicemente “la tecnica”, è come la pace nel mondo. C’è qualcuno che vorrebbe una terza guerra mondiale termonucleare? O che è favorevole al massacro di intere popolazioni da parte di altre popolazioni? No, tutti vogliono la pace nel mondo, il punto è come ottenerla e spesso a spese di chi…

Per la tecnica è la stessa cosa: mai trovato nessuno della serie “faccio le cose alla (beep) perché non ci capisco niente di tecnica” più spesso accade che, pur di fronte a movimenti palesemente ridicoli chi li utilizza ha sempre una spiegazione “tecnica” sul perché sia giusto fare in quel modo contro Natura. Tutti esperti, tutti attenti, poi si vedono cose raccapriccianti.

Ora, lo ammetto, voglio auto-paccarmi e dirmi “bravo” da solo. Come autore di DCSS, quel libro oramai introvabile se non al mercato nero fino a 700 euro (che non vanno a me ovviamente…), posso dire di avere titoli per parlare di tecnica degli esercizi in palestra. DCSS nacque come testo maniacale su una manciata di esercizi, i classici “big” multiarticolari.

A suo tempo rimasi sbalordito quando Boris Sheiko, riconosciuto come il più grande allenatore di Powerlifting di tutti i tempi, definì DCSS come “il miglior libro al mondo di biomeccanica del Powerlifting”. Non solo, ho avuto il piacere di tenere un seminario insieme a lui come docente. Un po’ come se Freddy Mercury o James Hetfield ti dicessero “wow, il tuo pezzo è fortissimo, vieni a suonarlo da noi”.

Tutto questo auto-incensamento perché vorrei la tua fiducia, dato che ti dirò…

Il segreto della “tecnica migliore”

Fare gli esercizi “bene”, cioè con una forma esecutiva non solo funzionale allo sviluppo ipertrofico ma anche sicura per non avere infortuni si ottiene, al 90%, con del semplice buon senso. Stop. Tutto qua.

Ora, se ci pensi, in questa affermazione drammatica c’è una prima definizione di tecnica: una “forma esecutiva”, cioè un “fare le cose in un certo modo” e questo va definito, ma non devi mai perdere di vista il buon senso: se uno sembra che stia facendo le cose alla cazzo… forse sei tu che non conosci quello che sta facendo ma spesso quello sta facendo le cose alla cazzo.

Pat on the back apparatus – Inventore: Ralph R. Piro – Numero di brevetto: 4.608.967 del 2/9/86
Pat on the back apparatus – Inventore: Ralph R. Piro – Numero di brevetto: 4.608.967 del 2/9/86

Allo stesso tempo, hai compreso la frase che ho scritto perché, pur senza aver dato una definizione, non sto parlando con un perfetto principiante ma, anzi, con una persona che è “dentro” certi argomenti.

Per questo motivo affronteremo più avanti la definizione propria di “tecnica”, adesso mi preme evidenziare due stereotipi estremi che ottengono meno del previsto e magari si fanno anche male. Come tutti gli stereotipi, si tratta di comportamenti esasperati e spero che non esistano persone del genere, se tu ti ci ritrovi come sempre non offenderti perché non mi riferisco a te (che non ti conosco) ma, magari, una riflessione faccela:

  • Il tipo “nopein noghein”
  • Il tipo con la squadra e il goniometro

Tecnica, l’assenza della

Il tipo “nopein noghein” snocciola le sue perle di saggezza della serie “il peso è un mezzo e non un fine” per poi caricare dischi come un mulo da soma sul bilanciere o sulla macchina, senza essere in grado di gestirli. Pertanto movimenti sincopati, rimbalzati, strattonati perché “lo fa il bro”, che sia il grosso della palestra, il culturista enorme di un video, l’influencer su Tik Tok o l’esperto onlain.

Cedimento estremo sempre e comunque, anche sotto la doccia, cheating a palla anche nell’alzarsi dalla panca, orgogliosi del dolore dell’allenamento, grugniti, sbuffi, urla non richieste, se si allenano in gruppo allora sono grugniti, sbuffi, urla non richieste ma al quadrato a cui si aggiungono fragorose pacche e gimmefive da veri maschi alfa denoartri. Del bodybuilding si scordano il “lento e controllato” che porterebbe risultati mentre sono sempre attenti alle tecniche di intensificazione, anche le più assurde, non capendo che intensificare sempre significa non intensificare mai, dato che quello diventa il livello standard di lavoro.

Se questi soggetti sono anche “fortarelli” e “grossotti” da spiccare in una palestra commerciale o nel gruppo di amici, diventano praticamente irrecuperabili perchè ascoltano solo chi è più forte e grosso di loro.

Ci sono poi i soggetti che non sono nemmeno fortarelli e grossotti, si riconoscono perché applicano tecniche per loro del tutto ininfluenti, non concentrandosi sulle basi, ma ti dicono “Presti fa così, l’ho visto in un video” dimenticandosi che vedere un video di Presti, che fa benissimo ad allenarsi con i suoi metodi, non significa essere Presti.

Tecnica, la ricerca della perfezione

Schizzando dall’altra parte, negli ultimi anni c’è stato un proliferare come funghi di “fanatici della tecnica”, li riconosci nei gruppi social quando, dalla mediocrità dei loro 120 kg di stacco, commentano trovando difetti nei video di campioni con pesi abnormi o di persone anziane di 80 anni che sollevano 150 kg di squat.

Adesso attento: questo non significa che non si possa correggere uno che fa 250 kg di squat o che non si possa commentare il suo video a meno che non si abbiano carichi pari ai suoi, ma va capito che per arrivare a certi risultati si deve… sopravvivere a questi. In questi casi si parla davvero di “individualità” perché magari è proprio quella tecnica che nel tempo gli ha permesso quel risultato, anche se non è “canonica”. Il carico sul bilanciere… conta. Se è poco e chi solleva è fuori dai canoni, va corretto se vuole migliorare, ma se è vicino al record del mondo, va bene così. Per lui. Non per gli altri.

La “fissa della tecnica” impedisce i progressi perché ci si auto-limita con criteri troppo stringenti. Alcuni prima di mettere 5 kg in più vogliono essere “perfetti” non capendo che la tecnica è uno strumento per sollevare sempre più carico in sicurezza, perché in palestra questo facciamo, ma che poi questo carico devono mettercelo sul bilanciere, perché questo è la difficoltà motoria propria dei movimenti che facciamo.

Un esempio: pensare che i pesi debbano andare su con una certa velocità fa sì che appena il bilanciere rallenta la persona non carica più, impegnandosi a rendere “veloce” quel carico. Il problema è che non ha capito che i pesi… pesano, cioè la difficoltà motoria è data proprio da quel rallentamento contro cui si deve letteralmente combattere per diventare più forti. La difficoltà dei pesi è che questi, se pesano, vogliono muoversi alla loro velocità, non alla tua e, anzi, ti vogliono proprio schiacciare tornando indietro. Essere tecnici con “una caccola di peso” non ha valore perché quello che importa è essere tecnici quando il peso ti trascina verso il basso ma, come dire… se il peso non ce lo metti poi ne avrai paura e non sarai tecnico!

 

Boris Sheiko, riconosciuto come il più grande allenatore di Powerlifting di tutti i tempi, con una copia del mio DCSS da lui definito “il miglior libro al mondo di biomeccanica del Powerlifting”
Boris Sheiko, riconosciuto come il più grande allenatore di Powerlifting di tutti i tempi, con una copia del mio DCSS da lui definito “il miglior libro al mondo di biomeccanica del Powerlifting”

La campana dei risultati

La figura di inizio articolo è una classica “curva a campana” con il massimo, in questo caso i risultati, sempre al centro mentre agli estremi si ottiene sempre di meno. Esiste un “giusto quantitativo di tecnica”, la vedrai in altri articoli, che ti porta a sovraccaricare il tuo corpo in modo sempre adatto alle tue possibilità e così si creeranno i corretti presupposti per avere l’ipertrofia che ricerchi. Esagerare nel fare le cose troppo “precise” ti impedisce di aumentare il peso nella ricerca di una perfezione inutile, limitando proprio i tuoi progressi ipertrofici perché utilizzerai meno delle tue possibilità. All’estremo opposto, caricare oltre misura il bilanciere per l’ego non sapendolo poi gestire o intensificare “sempre e comunque” determinerà un sovraccarico sulle articolazioni e sui tessuti connettivi, ma non i muscoli.
Il punto però è che nessuno dirà mai “mi alleno come un pro anche se non lo sono” o “sono un perfettino e quei 2° di inclinazione mi infastidiscono”, come per la pace nel mondo, no? Ad esempio, tu dove ti piazzi nella campana?
Per capire se sei al centro della campana, cioè hai davvero una tecnica funzionale ai tuoi scopi, devi osare, andare ai tuoi limiti, anche sbagliare, esagerare, ma sempre ragionando. Capisci di essere al limite solo quando ci vai vicino, magari scoprirai che questo limite era solo nella tua testa, pensavi di essere al centro della campana ma, invece, eri un po’ spostato e ora, dopo aver osato, sei più centrato! “Osare” significa che spesso dovrai andare a sinistra della campana e fare le cose con più precisione, ma più spesso di quanto tu possa credere dovrai andare anche a destra e picchiare duro come se non ci fosse un domani.

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Paolo Evangelista

Laureato in Ingegneria e Scienze Motorie. Autore del libro "DCSS - PowerMechanics For Power Lifting", riferimento in Italia per la biomeccanica degli esercizi in palestra. E' stato professore a contratto per l'università di Scienze Motorie di Milano ed è professore a contratto per l'università degli studi del Molise. Maggiori informazioni